“Aspetta, stai fermo sennò cado!” squittisce Topo Grace, con i piedi sulla spalle di Maus, che invece ha i piedi sulla testa di sir Jo. E’ notte ed il buio stende i suoi artigli su ogni mezzovicolo di Nonsoingrad, eccetto la veracaserma, che ha le finestre illuminate. I Nostri hanno deciso di praticare una piccola manovra di spionaggio, mossi dal sospetto che essere nostalgici non comporti catene o essere massacrati di botte. “In fondo, ” aveva riflettuto affabilmente sir Jo, “se uno vuol essere cittadino di Nonsoingrad basta che venga in Chissàcomune, lo dice la nostra Costituzione Incompleta parte 1,3/4. Qui c’è qualcosa che non torna.”
E’ così che si ritrovano a spiare attraverso i vetri della veracaserma nella notte fonda.
“Cosa vedi?” chiede sir Jo.
“I nostalgici sono tutti incatenati lungo il muro e i soldati sono agitati non so per…”
Topo Grace si interrompe: il caporale si è messo a sbraitare ed ora lo sentono tutti.
“RAZZA DI IMBECILLI! NON E’ CHE PERCHE’ UNO VIENE A NONSOINGRAD CHE AUTOMATICAMENTE NON SA FARE PIU’ NIENTE! E’ RIDICOLO! NON DICO USARE LE NOSTRE APPARECCHIATURE DI TORTURA DE LUXE, DICO SOLO UNA BASTONATA, UN CALCIO, UNA COSA SEMPLICE! FORZA, ADESSO!!”
Topo Grace vede i soldati animarsi , raccogliere chi un fucile, chi un bastone, chi una pietra e posizionarsi davanti ad un nostalgico, poi sferrare un fendente che, tra le urla di paura degli incatenati, va a schiantarsi sul muro. Topo Grace dice agli altri che il caporale prova a menare i soldati, paonazzo di rabbia, ma anche lui non riesce a colpirne neanche uno, forse perchè questi hanno l’ardire di scansarsi, forse perchè, nella foga, lui stesso non è in grado di colpirli. I Nostri ridacchiano a sentire la colorita descrizione del topolino.
Tutto avviene nel giro di un quarto d’ora: il caporale dà ordini nevrastenici, i soldati raccolgono il loro armamentario, caricano il pulmino e partono, portandosi dietro un gran rumore di ferraglia.
I nostri si affacciano timidamente alla porta della veracaserma: i nostalgici sono stati lasciati lì, ancora incatenati, sotto una luce abbacinante.
Sono tremanti, c’è chi piange.
Lo Smarrimento che, fino a quel punto, si è tenuto nelle retrovie, ora si affaccia, turbato, e mormora: “Cosa può esserci di peggio?”
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