Correva nel silenzio assoluto, senza scarpe. Era l’ultimo giorno e, da quando sapeva che sarebbe uscito, non poteva fare a meno di percorrere le gallerie avanti e indietro, toccando i muri con le mani, i freddi pavimenti sotto i piedi, lo stomaco contratto in un misto di paura e gioia. Non sapeva cosa sarebbe stato di lui. Forse avrebbe avuto un nome nuovo di zecca. O sarebbe rimasto senza. Cosa sarebbe successo allora? Restare non era forse la cosa migliore, per quanto dolorosa? Perchè se per avere almeno un nome se lo fosse inventato, lo sapeva, non sarebbe stato che un rovescio, e non si ricomincia mai, si precipita sempre sul fondo più basso.

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